Che cos’è il bias della conferma

Il bias della conferma è un espediente che il nostro cervello adotta per proteggere se stesso.

Tutti quanti sappiamo che, come persone, facciamo tante cose strane. Praticamente ogni studio psicologico o sul subconscio sarebbe in grado di dimostrarlo. Facciamo cose che con il senno di poi non hanno neanche senso. Una, in particolare, delle cose affascinanti che facciamo si chiama bias della conferma. La sua definizione su Wikipedia è:

Il bias della conferma in psicologia indica un fenomeno cognitivo umano per il quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato da loro convinzioni acquisite.

In pratica è la tendenza o cercare, interpretare, prediligere e ricordare le informazioni che confermano un’idea o un’ipotesi che già abbiamo.

Cerchiamo le informazioni che confermano le nostre idee su qualcosa, su qualcuno o su noi stessi. In questo modo ci proteggiamo dalla dissonanza cognitiva ovvero quella sgradevole sensazione che si prova quando ci rendiamo conto che il modo in cui ci comportiamo, o ciò in cui crediamo, non sono coerenti con quello che osserviamo o scopriamo.

Un esempio in cui molti possono riconoscersi è quello in cui ci sentiamo soli, infelici o annoiati e allora ci buttiamo su Facebook a guardare foto di persone che si divertono e socializzano. Lo facciamo perché vogliamo confermare a noi stessi che siamo soli e ci stiamo perdendo qualcosa. Il nostro cervello da un senso e una forma ai nostri sentimenti e alle nostre emozioni. È il bias della conferma in azione.

Allo stesso modo quando siamo innamorati tutto ciò che vediamo intorno a noi è perfetto. Non notiamo i difetti, anzi, non li vediamo proprio. Poi all’improvviso questi, quando l’infatuazione passa, tutto a un tratto compaiono, tutti insieme, e realizziamo di esserci sbagliati. La prospettiva cambia e, ancora una volta, le osservazioni danno senso e forma ai nostri sentimenti del momento.

E non pensiamo che il bias della conferma sia in opera solo in quei momenti, il nostro subconscio, o meglio i nostri meccanismi di comportamento automatici, lo utilizzano sempre, costantemente, in ogni momento della nostra vita. E non pensiamo neanche che riguardi solo i sentimenti o solo la sfera personale. Anche quando siamo al lavoro ci accompagna. Fino a quando riteniamo giuste e fondate la valutazione che abbiamo dato di un collega o di un cliente, o la soluzione che abbiamo in testa per un problema, selezioneremo e vedremo con maggiore evidenza gli elementi che le giustificano a discapito di quelli a sfavore.

Anche i nostri ricordi sono afflitti dal bias della conferma. Si possono addirittura riportare alla memoria eventi in maniera distorta. È come se il nostro cervello volesse a tutti i costi essere in sintonia con le nostre idee e le nostre credenze. Vi è mai capitato di avere una discussione con il vostro partner o con un vostro collega in cui ricordavate i fatti oggetto della disputa in maniera diversa? Ecco, questo è un esempio perfetto. Io, voi, tutti vogliamo, quando possiamo, ricordare le cose in una maniera che favorisca le idee e le opinioni che già abbiamo.

Attenzione!

Fino a qui si potrebbe avere l’impressione che il problema sia solo quello di essere influenzati dalle proprie idee. In realtà è più radicato. Noi non privilegiamo semplicemente le informazioni che ci piacciono di più ma scartiamo in automatico e inconsciamente quelle che sono in contrasto, e non ci rendiamo conto di farlo. Ed è questo che rende l’operare dei bias particolarmente insidioso. Siamo convinti di aver analizzato tutte le informazioni che avevamo a disposizione e che “oggettivamente” queste indichino la valutazione che abbiamo elaborato come la più corretta.

Perché lo facciamo?

Noi cerchiamo evidenze che confermino le nostre idee perché avere torto da fastidio. Significa che non siamo intelligenti, bravi o capaci come credevamo. E così finiamo per cercare informazioni che confermino quello che già sappiamo. In sostanza c’è un po’ di narcisismo in tutti noi e da un punto di vista emotivo essere in errore è sgradevole.

È dimostrato che quando c’è qualcosa che ci induce fermamente a credere in un’idea, qualunque cosa la minacci o la contraddica genera dolore fisico e aumenta l’ansia.

Non avete letto male, ne può risentire anche il fisico, giusto per rammentare quanto mente e corpo siano collegati tra di loro.

Sono stati fatti studi che mostrano che il centro del dolore nel nostro cervello si attiva quando ci confrontiamo con notizie che vanno in conflitto con il nostro sistema di credenze. Diciamo che una persona, un collega, un capo che vi piace compie qualcosa di riprovevole. Il vostro cervello ne sarà turbato perché va contro ciò che voi pensavate. Il vostro essere cerca sempre di essere in armonia con se stesso e quando una delle sue parti non è allineata è li che il bias della conferma si insinua per colmare il gap.

Il cervello fa tutto questo per proteggersi.

Sia dal punto di vista fisico che psicologico. Quando fatti contrastanti mettono in discussione la nostra identità, il cervello percepisce la minaccia psicologica e ci protegge come se fosse una vera e propria minaccia fisica. Come quando un evento improvviso scatena in noi in maniera automatica l’istino a scappare o a combattere.

Un altro motivo per cui utilizziamo questo genere di espedienti è che siamo esposti a una quantità di informazioni troppo elevata perché il nostro cervello possa avere il tempo e le energie per analizzarle tutte. Dobbiamo dare un senso al mondo, complesso e complicato, che ci circonda e tra scuola, lavoro, famiglia, e quant’altro riempie le nostre giornate, non c’è semplicemente abbastanza spazio per riflettere compiutamente su ogni elemento con cui ci confrontiamo. I bias sono quelle scorciatoie, quelle regole sommarie, quegli espedienti che ci permettono di bypassare questo problema permettendoci di arrivare velocemente e con poco sforzo a una valutazione o a una decisione. Il bias della conferma lo fa perseguendo l’obiettivo della protezione della nostra identità e per farci sentire sicuri.

Quanto siamo complessi.

Siamo affascinantemente imperfetti nella geniale articolazione del nostro essere. Ma questa imperfezione non è casuale, bensì il frutto di un’evoluzione in cui abbiamo imparato a convivere con l’ambiente che ci circonda al fine di salvaguardare la nostra sopravvivenza. I bias sono espedienti appresi che nel tempo si sono radicati in noi perché si sono dimostrati efficaci, anche se adesso, talvolta, ci possono portare fuori strada. Il nostro cervello è l’organo più complesso del nostro corpo e il suo studio è estremamente utile ed interessante, soprattuto quando valutazioni e decisioni sono importanti per il nostro lavoro e per la nostra vita.

Cosa possiamo fare, adesso, con questa nuova conoscenza.

Continueremo a non avere tempo e risorse per analizzare tutto, e continueremo ad affidarci al bias della conferma, ma ora possiamo approcciare le situazioni e le conversazioni in maniera diversa, con una mente aperta. Possiamo rallentare prima di giudicare. Per farlo è utile circondarci di persone di profilo diverso, abituarsi a non etichettare, renderci disponibili ad ascoltare opinioni differenti su ogni argomento. Sono tutti segni di intelligenza, non di passività.

Ci vuole molta forza mentale per sfidare le nostre idee, soprattutto quelle più radicate. Questo però non vuol dire che non dobbiamo difenderle quando serve, ma significa tenere sempre in considerazione che alcune potrebbero auto alimentarsi attraverso il bias della conferma e così nascondere le loro lacune. Siate aperti. La vita non è né bianca né nera, anche se talvolta vorremmo che fosse più semplice e non così complicata. È importante essere consapevoli, soprattutto di sé, dei propri limiti e della propensione a commettere errori. Farlo non può che renderci più forti, più capaci, più empatici e, soprattutto, degli esseri umani e dei professionisti migliori.

By | 2017-11-10T11:32:15+00:00 novembre 10th, 2017|Decision making, Economia comportamentale, Leadership|0 Comments

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